Archive for 10 marzo 2013

Destrutturare l’esperienza della forma, per percepire oltre la forma

L’amore come ampliamento dello sguardo
 
 Canto verso l’orizzonte, si apre la visione del mondo e la voce danza

“La cosa importante non è trasformarsi in qualcuno o qualcosa,
ma la metamorfosi in se’ il fatto che ci si trasformi.”
Kazuo Ohno (maestro di danza butoh, 1906-2010)

 

Nel processo terapeutico come nella vita, la fissità in una forma porta a non vedere ciò che è vivo e si muove, sia persona o cosa. L’esperienza dello stare in contatto è stare in contatto con qualcosa che si muove e si trasforma nel contatto tra osservatore e osservato.

L’idea precostituita di una persona, di un paesaggio, di una situazione, delle proprie reazioni, rende morta quella esperienza. Ciò che viviamo in quel momento non è il contatto autentico, ma un’idea di ciò che già conosciamo, che non è già più.

Ecco che il gesto di una persona che apre le braccia con impeto può venire colto come spavento ma, se comincio a rallentarlo sempre più, si destruttura quella forma e diventa altro: diventa qualcosa che non ha più quel senso ma ne va assumendo un altro non ancora conosciuto, che può diventare infinite cose. È un passaggio dal generale al particolare, dall’insieme al dettaglio e, all’inverso, quello che permette di uscire dalla forma e di cogliere altro.

Con il movimento possiamo permettere all’esperienza del corpo di un lento decomporsi e ricomporsi di nuove forme e significati. L’energia di un gesto può essere il ponte per la fioritura di un altro gesto che si va a comporre sopra il primo. Ma per far questo, è necessario destrutturare l’immagine della prima forma, per non rimanere incastrati nella nostra abituale forma di risposta a quel gesto/comportamento.

Per esempio, nelle relazioni, la paura di perdere l’amicizia, l’amore dell’altro, spinge a ripetere risposte sempre uguali, pattern appresi ma spesso poco efficaci per l’obiettivo desiderato, perché non in contatto con la realtà presente. Si rimane impigliati nel significato/forma che si attribuisce al comportamento dell’altro e si reagisce in conseguenza, rimanendo nello stesso frame di significato.

Il timore ci imprigiona in una rete sottile e noi dobbiamo
rimuovere questa rete! Siamo ansiosi perché non siamo
in grado di vivere con la nostra paura, l'ansia è propria
degli adulti.
Il ballerino con lo spirito del butoh lavora
con le origini dei suoi timori, ne viene fuori un ballo
che conduce alle viscere della terra.
Kazuo Ohno

La destrutturazione della forma potrebbe portare a vedere come quel comportamento non necessariamente abbia il significato che gli si attribuisce ma, detto in altri termini, probabilmente ha un altro senso oltre quello apparente.

La danza butoh giapponese vive di questa continua trasformazione nel corpo,Foto Mic Greco 01 nelle emozioni, nelle visioni, stando in contatto con il fiorire e lo sfiorire continuo e inesorabile delle forme.

Lasciare che i gesti si destrutturino nella ripetizione lenta, lentissima, fino a diventare un altro gesto. Dalla percezione al movimento, accogliere la bellezza, l’emozione che evoca, e poi lasciare che questa entri nel proprio corpo e prenda una forma propria.

Oggi ballerete l'Amleto in un paese di rane : dovete
liberarvi dall'illogico, ciò che è impossibile apre nuovi
percorsi. Essere libero non significa fare ciò che si
vuole o che si pensa, al contrario!! significa liberarsi
dal pensiero e dalla volontà. 
L'immaginazione aiuta a scoprire l'anima; il ballerino
"diventa creatore del mondo, colui che non ha identità,
colui che è esistito prima dell'apparire dell'individuo,
alla fine tutto altro non è che un gioco"
Se vuoi danzare un fiore, puoi mimarlo: sarà un fiore
qualunque, banale e per nulla interessante. Ma se poni
alla base della tua ricerca la bellezza di quel fiore e le
emozioni che evoca nel tuo corpo morto, allora il fiore
che crei attraverso la danza sarà vero e unico, e il
pubblico sentirà la tua emozione.
Kazuo Ohno